Starà anche andando a scuola di simpatia da Kristina Schake, consulente di immagine di Michelle Obama e Maria Shriver Schwarzenegger, ma quello che le manca è proprio la dolcezza che il suo Dna rifiuta. Hillary Clinton ce la sta mettendo tutta per arrivare preparata ai confronti elettorali in tv, dove di solito perde molti consensi per quella spigolosità, quella durezza, quell'acidità che le sono proprie e che erano il suo tratto distintivo anche durante i due mandati di Bill. Per fare un esempio spicciolo: Michelle Obama, arrivata alla Casa Bianca, ha soppresso l'avvocato che era sé per diventare l'icona della super moglie e mamma con le campagne bio e la lotta all'obesità. Hillary non c'è mai riuscita. E un libro pubblicato da poco in America non l'aiuta di certo. Si tratta dell'ultima fatica editoriale della giornalista Kate Andersen Brower, dal titolo The Residence, in cui camerieri, chef e maggiordomi della dimora presidenziale statunitense raccontano abitudini, scandali e fobie degli inquilini che si sono succeduti e assegnano la palma della simpatia a Bush senior e signora, repubblicani, ndr. Fu proprio per colpa di Barbara Bush che un dipendente, tale Chris Emery, fu licenziato dai Clinton. Aveva la colpa di aver insegnato alla ex first lady ad usare il computer. Temendo che potesse aver rivelato informazioni segrete, lo allontanarono dalla Casa Bianca.
Il libro della Brower dà la palma della simpatia ai Bush (a sinistra) e quella dell'infedeltà a John Kennedy (a destra con la moglie Jackie)
Insomma, non esce un ritratto edificante di Hillary, che chiamava "maiali" quelli dei servizi segreti e definiva "maledetto bastardo" il consorte. Superba e rissosa, durante lo scandalo Lewinsky aggredì fisicamente più volte Bill. Una notte gli lanciò contro un libro, ferendolo in pieno viso. Dopo qualche punto di sutura, l'ex presidente spiegò la pozza di sangue sul letto dicendo che al buio era andato a sbattere contro lo spigolo di una porta. Quanto a cerviere, Hillary non era sola. Prima di lei, racconta Brower nel libro, Jacqueline Kennedy aveva subito numerose infedeltà del marito, che amoreggiava nella piscina con le sue amiche, alle quali permetteva di scorazzare nude nei corridoi presidenziali. Se è vero quello che ha rivelato uno studio sulla fedeltà sessuale presentato a Vienna all'ultimo congresso dell'Associazione Europea di Psichiatria, l'adulterio sarebbe tutto una questione di geni, un difficile equilibrio tra due ormoni: la dopamina e l'ossitocina. Se così fosse, gli elettori degli aspiranti presidenti democratici sono avvisati. La ricerca non precisa se c'è anche una componente geografica. Berlusconi, in fin dei conti, democratico non era, ma il suo Dna, quanto a infedeltà, non era dissimile da quello di Bill Clinton. L'ironia ci aiuta, così dimentichiamo per un po' che l'America dagli orizzonti aperti, con l'Isis alle porte e la crisi russa, ha ancora bisogno di un presidente simpatico.