A sin: un black block che imbratta; a destra: il notaio milanese colpito con uova marce per aver esposto il tricolore
Perché, verrebbe da chiedersi, le leggi ci sono e non vengono applicate? Da quando in Italia è consentito coprirsi il volto e andare ad imbrattare muri, sfasciare vetrine e offendere i malcapitati inseriti nel "sistema"? Ingenuamente, pensavamo fosse in vigore una legge del 1975, la 152, secondo cui "è vietato ogni mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo". Evidentemente, qualcosa è cambiato, molto è cambiato, e non ce ne siamo accorti. Morale della favola: una donna col burqa può aggirarsi indisturbata all'interno di un palazzo di giustizia senza essere fermata e identificata; i black block No Expo possono imitare Attila e chi impedisce a una signora di entrare in un museo col niqab viene ripreso duramente dal suo superiore.
Ci sono, però, dei distinguo: i turisti che arrivano mascherati al Carnevale di Venezia vengono obbligati a togliere la maschera e i motociclisti italiani che dimenticano di sfilare il casco nei luoghi pubblici vengono immediatamente denunciati. Così, possiamo stare più tranquilli. Un altro esempio? Ieri un notaio di Milano, Giuseppe Parazzzini, che aveva steso il tricolore alla finestra del suo studio, è stato ripetutamente colpito da "fuoco anonimo" con delle uova marce e insultato con epiteti che è meglio non ripetere. Gli autori della "bravata" oggi ne potranno combinare un'altra. Attila si beerà per i suoi discepoli così zelanti.