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La politica al tempo dell'improvvisazione. Flavio Insinna: "Vorrei don Ciotti, Landini e Gino Strada alla guida del Paese"

Pubblicato da Dora Attubato su 5 Marzo 2015, 12:50pm

Tags: #Insinna, #Bignardi, #Renzi, #Landini, #Le invasioni barbariche, #quote rosa, #Obama

Non basta un passaggio in un talk e una campagna sui social per passare dalla società civile a uno scranno

La politica al tempo dell'improvvisazione. Flavio Insinna: "Vorrei don Ciotti, Landini e Gino Strada alla guida del Paese"
La politica al tempo dell'improvvisazione. Flavio Insinna: "Vorrei don Ciotti, Landini e Gino Strada alla guida del Paese"

Flavio Insinna è persona garbata e simpatica e il suo Affari tuoi piace per la semplicità e la genuinità, condita a una giusta dose di umanità, con cui lo conduce. L'intervista che ha rilasciato a Daria Bignardi alle Invasioni barbariche ha divertito e fatto riflettere. Ha avuto ragione su tutto: troppi litigi dei politici in tv, troppi interessi di parte all'interno di partiti e istituzioni, una commistione insana tra comando e amministrazione della cosa pubblica. Ma l'ambizione di un "Pese in mano a don Ciotti e Landini, con tutta la sanità a Gino Strada"….
Onore al merito per tutto quello che fanno, nei loro rispettivi ambiti, il primo e il terzo, ma ciò di cui l'Italia proprio non ha bisogno è l'improvvisazione. Se Renzi prende un bisturi in mano, per quanto abile e rassicurante nell'arte oratoria, non riuscirebbe a convincere un paziente a farsi operare. Quanto a Landini, non ci pronunciamo, perché il sindacato è una buona scuola di addestramento e potrebbe riuscire laddove la sinistra si è fermata. Chi scrive è all'opposto del segretario della Fiom, ma dopo un'intervista con lui, onestamente, si è vista crollare qualche convinzione radicata e prevenuta.
Tornando a Renzi col camice, non ci si improvvisa medici, non ci si improvvisa sindaci, non ci si improvvisa governatori… Fermo restando che tutti hanno il diritto di partecipare all'amministrazione della cosa pubblica, non va taciuto che parte del disastro italiano è frutto anche di estemporaneità e creatività in quei campi dove la competenza è tutto. Può una soubrette diventare parlamentare? E un comico? E una pornostar? E un magistrato? E chiunque altro? Sì, se la premessa è la preparazione. Basta fare bella figura in un talk per essere un buon amministratore? No. Da quando la televisione ha sostituito le sezioni, la politica si è affidata ai pubblicitari e ai creatori di immagine, cavalcando l'onda del momento: è l'ora delle donne, è l'ora delle minoranze etniche, è l'ora dei giovani. Se un giorno dovessero andare di moda le pistole dei killer o i gemiti dei poppanti, non osiamo pensare quali sarebbero i candidati del futuro. Sembra quasi di stare in Afghanistan, dove, nella composizione di liste e governi, le quote rosa e delle minoranze sono fondamentali per l'equilibrio. Ma noi non avevamo la Costituzione piu' bella del mondo con livelli di tutela globale quasi perfetti?
Con l'alto grado di scolarità raggiunto, perché ci affidiamo agli slogan e perdiamo di vista la realtà? Perché scegliamo il candidato per quello scrive sui social? Nemmeno Obama dice piu': "Yes, we can". E questo perché è il momento del "must" e
del "do".

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D
Proprio vero. La competenza non è un optional . Fareste progettare un palazzo da chi ignora gli elementi fondamentali di scienza delle costruzioni? Affidereste un malato a chi non conosce la scienza medica? Certo la sensibilità politica, la conoscenza della macchina istituzionale, la capacità di governo dei sistemi complessi, etc si possono acquisire in vario modo ma restano prerequisiti indispensabili per chiunque voglia assumere responsabilità politico istituzionali. Anche nel calcio una cosa sono i tifosi, un'altra l'allenatore, un'altra i giocatori, un'altra ancora i giornalisti. Le partite si giocano sul campo, in tribuna si commenta si fischia e si applaude in tv si rivedono anche alla moviola i passaggi principali. Ruoli e momenti ben distinti. Possibile che solo per la politica questo non dovrebbe valere?

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